Conclusa la VII Edizione del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa
26 NOVEMBRE 2017
Mons. Vincenzi: servono silenzio per non essere superficiali; presenza per non essere estranei alla realtà e vita per essere generativi.
Bassetti: “rammendare l’Italia” valorizzandone i talenti: politiche per la famiglia e per l’ambiente potrebbero essere un incentivo di sviluppo del Paese. Serve un patto tra politica, giovani e adulti.
Parolin: in un periodo storico in cui avanzano spinte economiche oligarchiche, diventa urgente la rivalutazione della genialità del cristianesimo.
Verona – Si è chiusa questa mattina, prima al Teatro Nuovo con un’intervista al Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, e poi alla Basilica di Sanata Anastasia, con la messa celebrata dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, la VII edizione del festival della dottrina sociale della Chiesa che si è tenuta al Cattolica Center di Verona, dal 23 al 26 novembre.
“Fedeltà è cambiamento” è stato il titolo di questa edizione a cui si è ispirato anche il video-messaggio inaugurale di Papa Francesco, l’intervento di apertura del Cardinal Luis Antonio Tagle, Arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, e l’augurio di buon lavoro da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«Il Festival – ha sottolineato il Cardinale Bassetti nel suo intervento al Teatro Nuovo – è stato ricco di riflessioni e suggestioni anche dall’Africa e dall’Asia. Il titolo “Fedeltà è cambiamento” è un forte invito ad accogliere la sfida del cambiamento per rimanere fedeli a Dio e all’Uomo. Accogliere la sfida del cambiamento significa avviare dei processi, come ha detto il Papa, senza preoccuparsi di occupare degli spazi di potere. Il momento è dell’uomo mentre il tempo è di Dio».
Processi che devono avere immediato riscontro pratico proprio come la dottrina sociale richiede, riferendosi all’essere lievito nella società.
«Si impone l’urgenza di elaborare e applicare nuove pratiche concrete della Dottrina Sociale perché temi come il lavoro e la disoccupazione devono ritrovare centralità nelle riflessioni sociali. Come sosteneva La Pira infatti, i cardini della vita dell’uomo sono il pane e la grazia: occuparsi della disoccupazione vuol dire prendere sul serio il Vangelo».
Con quale obbiettivo dunque calarsi nel concreto di ogni giorno e diffondere quel “contagio positivo” che si è respirato nelle giornate di Festival? «I cattolici, prendendo spunto dalla Dottrina Sociale della Chiesa, hanno a disposizione un grande patrimonio di idee e pratiche che va valorizzato con l’obiettivo di “rammendare l’Italia”, ricucire il Paese valorizzandone i talenti. È una sfida, un impegno di umanità e santità su cui si gioca il presente e il futuro del Paese. La famiglia e la messa in sicurezza del territorio potrebbero essere, in questo senso, un incentivo di sviluppo per l’Italia».
E a proposito di futuro del Paese e di sviluppo il Cardiale Bassetti ha concluso con un pensiero dedicato ai giovani. «I giovani non devono avere paura, perché la paura soffoca e toglie il futuro, paralizza e toglie la speranza. I giovani vivono le fragilità del tempo. Bisogna quindi dare prospettive concrete, garantire il lavoro. I giovani devono avere coraggio perché solo attraverso l’apertura e il confronto si possono risolvere i problemi. Non sono una generazione perduta, perché loro hanno la capacità di cambiare le cose. Si devono riempire i vuoti con i valori. Serve un nuovo patto tra generazioni. Gli adulti devono essere dei punti di riferimento per permettere ai giovani di volare. Per questo serve un patto tra la politica, i giovani e gli adulti, consapevoli che fare le cose belle costa, ma che il sacrificio ripaga».
Soddisfazione per le quattro giornate di lavoro è stata espressa da parte di Mons. Adriano Vincenzi, coordinatore del Festival. «In queste giornate abbiamo vissuto l’esperienza di una Chiesa diversa, semplice, bella, vera e buona. Non si è infatti parlato tanto di Chiesa, quanto piuttosto di relazione, e questa è la Chiesa che tutti vorrebbero». Tre sono stati, secondo Mons. Vincenzi, i concetti chiave che sono emersi in questa VII edizione del Festival: «Silenzio perché oggi non mancano le parole, ma i silenzi creativi; presenza e cioè essere significativi, con convinzioni, senza essere distratti dalle mode; vita, perché è la vita che genera il cambiamento e chi è vivo fa respirare e crea respiro. Silenzio quindi per non essere superficiali; presenza per non essere estranei alla realtà e vita per essere generativi».
Ha concluso la mattinata il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, che ha celebrato la messa nella Basilica di Santa Anastasia. «Come ha evidenziato Papa Francesco nella sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium, il credente non può ignorare le ragioni profonde del suo impegno missionario in ogni realtà. È sollecitato a vivere l’amore a 360 gradi, ossia un amore pieno di verità in ogni ambito della sua vita e delle sue relazioni, fino all’attività finanziaria ed economica. L’amore di Cristo va testimoniato con la difesa della vita nascente e della vita che si spegne, va testimoniato con l’inclusione sociale dei poveri, va testimoniato con l’instaurazione di una sana economia mondiale, va testimoniato aiutando le persone che sono chiamate a operare nel sociale e nel politico, a tutti i livelli, a prepararsi al loro compito, rendendosi consapevoli della necessità di incidere sulle loro cause profonde di bene, non dimenticando che tutto deve essere finalizzato al bene comune».
Nel corso dell’omelia, il Segretario di Stato Vaticano, ha ricordato poi come «In una società dominata da un individualismo radicale e da una prevalente indifferenza nei confronti dell’altro, come anche da una certa paura del futuro, la Dottrina sociale rende fecondo l’umano. In particolare la dottrina sociale della Chiesa offre l’ideale storico e concreto di una nuova progettualità relativa alla società, all’economia e alla democrazia». E ancora: «in un contesto di crescente stemperamento di identità, miscelate in maniera indistinta e confusa, in un periodo storico in cui avanzano spinte oligarchiche economiste, diventa urgente la rivalutazione della genialità del cristianesimo».
Marcato il riferimento al titolo del festival “Fedeltà è cambiamento”: «il cambiamento sociale, tecnologico e culturale crea benessere per la società e l’economia, e aumenta anche la felicità solamente quando è compiuto entro l’alveo della verità dell’uomo, della sua grandissima dignità che è quella dell’essere creatura figlia di Dio».
Non sono mancati poi i riferimenti alla stretta attualità e all’immigrazione, proprio a commento dell’odierno Vangelo di Matteo (Mt 25, v31-46): «Il fenomeno migratorio oggi è al centro dell’attenzione, non soltanto in Italia e in Europa. È il tema di fondo del dibattito politico. Io credo che come cristiani, e il Papa è in prima linea in questo, dobbiamo proporre la nostra posizione e insistere perché, al di là di quelle che sono le competenze specifiche, ci sia una dimensione umana e cristiana nei confronti del fenomeno della migrazione, quindi un atteggiamento di apertura. Oggi vediamo il Vangelo Matteo 25: ero nudo, avevo fame, avevo sete, ero forestiero… quello è il testo base per noi cristiani e su quello dobbiamo agire e reagire».
Conclude il Cardinale Parolin facendo riferimento al compito specifico che spetta alla Chiesa in materia: «La nostra proposta è sempre quella dell’orizzonte di fondo. Poi gli Stati potranno intervenire. Anche noi interveniamo a livello di organizzazioni internazionali. Per esempio abbiamo collaborato per un Compact sulle immigrazioni, che sarà approvato dall’Onu e che contiene anche proposte molto concrete. Però io credo che il nostro impegno deve essere quello di dare un orizzonte di fondo, su cui collocare gli interventi concreti, della fraternità e del riconoscimento della dignità di ogni persona umana».