Riflessioni conclusive Mons. Vincenzi
30 NOVEMBRE 2013
Penso di interpretare il pensiero di molti se affermo che la terza edizione del Festival della dottrina sociale ha segnato un grande traguardo.
La prima parola è un grazie a Papa Francesco: il suo videomessaggio apre alla novità, chiede di distanziarci da un pensiero unico e omologante, interpreta il futuro come ricchezza plurale. Mi sembra che ci abbia preso per mano per tirarci fuori da ogni chiusura difensiva, per abilitarci ad avere lo sguardo libero di guardare il mondo e l’umanità, per diventare presenze significative dentro la realtà. Oggi Papa Francesco rappresenta la vera novità per la Chiesa e per il mondo. Lo ringraziamo, perché se Lui non fosse così, noi oggi non parleremo così, non ci sentiremo così: la sua presenza genera un grande cambiamento. Vorremmo essere sulla sua stessa lunghezza d’onda per accogliere incondizionatamente questo vento di novità che ci sorprende e ci piace. L’apertura con il videomessaggio del Santo Padre segna per noi un a pietra miliare: possiamo godere di questo grande riconoscimento e di questa esperienza di comunione con la Chiesa. Il messaggio di Papa Francesco è per noi un grande riferimento e indirizzerà il futuro del Festival. La riconoscenza nei confronti del Santo Padre non è occasionale ma fa parte della partecipazione alla stessa Vita.
Un grazie anche al Cardinale Oscar Maradiaga: la sua presenza e le sue riflessioni chiare, serene e per certi aspetti dirompenti, ci hanno messo di fronte alla nostra grande responsabilità di fronte allo sviluppo globale.
Guardando al programma svolto si può dire che l’articolazione della terza edizione è stata variegata ed ha rappresentato alcune novità; si sono ampliati gli ambiti di confronto: la cooperazione, la sanità, il pubblico impiego, le nuove povertà coniugate con lo sviluppo economico, i giovani, la scuola, l’approfondimento della DSC attraverso il seminario sul rapporto fede e storia. Anche la partecipazione di alcune aziende e realtà produttive alla fiera di Job&Orienta ha segnato un nuovo dialogo con i giovani e con le imprese sul futuro del lavoro.
La presenza più preziosa al Festival della DSC è quella dei rappresentanti dei gruppi della DSC sparsi su tutto il territorio nazionale: ad ognuno dei partecipanti è rivolto un grazie particolare perché la presenza è un’iniziale testimonianza di un rinnovamento del tessuto sociale partendo dalla formazione della coscienza e dall’assunzione di responsabilità di fronte alla complessa realtà che condividiamo con tutti. Solo persone interiormente rinnovate potranno fare cose nuove: possiamo permetterci anche tempi lunghi se le radici da cui partiamo sono solide e sane. La preziosità di una presenza sta nel fatto di conservare la libertà di essere attenti ai segni dei tempi senza lasciarci prendere dal rincorrere le cose. Il nostro obiettivo non è correre sempre di più ma orientare, trovare e dare significato in modo che le azioni compiute ci ritornino come soddisfazione di esserci spesi e come comprensione acuta della realtà colta nella sua verità. Entrare sempre più nella verità delle cose della vita, libera e rende agili. Che bello ricordare Isaia, 40,29-31: “Egli dà forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi.”
Guardando la complessa macchina organizzativa del Festival della DSC e le centinaia di persone che ne hanno reso possibile la realizzazione, mi sono chiesto: “Come mai sta in piedi il Festival della DSC?” l’unica risposta che mi viene è che tutto sta in piedi per un atto di fede. Da parte di tutti (sponsor, cuochi, autisti, collaboratori, impiegati, persone della comunicazione e della sorveglianza, tecnici, responsabili dei gruppi, autori di libri, docenti, persone delle istituzioni, sacerdoti e vescovi) la presenza e la disponibilità è legata ad un atto di fede: crediamo che il futuro si costruisce sui valori che derivano dal Vangelo e su questi vorremmo formare una nuova coscienza sociale; il Festival della DSC è un grande appuntamento per chi ogni giorno si muove su questa linea. Ci scopriamo come persone che ripropongono una visione alta della vita e crediamo che il primo servizio da offrire a tutti sia rilanciare la possibilità di bene che sta nel cuore di tutti. Eccoci quindi propositivi, attenti e attivi con la forza di una sana idealità, ispiratrice di una presenza, perché tutto ciò che è umano non perda l’originale grandezza. Questo esaltante impegno può trovare nuova linfa dall’approfondimento dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, che costituirà il centro della formazione del nuovo anno.
Auguro a tutti di trovare le forme per concretizzare ogni desiderio di bene: è il modo migliore per costruire l’appuntamento al prossimo festival della dottrina sociale.
Mons. Adriano Vincenzi