Premio all’impresa per il bene comune: undici storie che hanno emozionato
27 NOVEMBRE 2016
Il Cattolica Center ha ospitato ieri la serata di gala del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, con la consegna del “Premio all’impegno d’impresa per il bene comune” a 11 personalità italiane impegnate nel sociale. Premio speciale a Mons. Filippo Santoro vescovo della Diocesi di Taranto e presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace, della CEI..
Verona – Undici storie di impegno e passione, di amore e carità, presentate ieri sera al Cattolica Center di Verona durante la serata di gala per la consegna del “Premio all’impegno d’impresa per il bene comune”, dedicato alle realtà imprenditoriali e no profit che si sono distinte nel campo della solidarietà e del sostegno agli altri.
Undici le personalità premiate durante la serata evento che ha riservato grandi emozioni a tutti i presenti e ha offerto la possibilità di assistere alle testimonianze di chi ha scelto di essere “In mezzo alla gente” quotidianamente, andando incontro ai bisogni dell’altro anche attraverso la propria impresa.
Un premio speciale è stato conferito a Mons. Filippo Santoro, vescovo della Diocesi di Taranto e presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace, della CEI, per la presenza costante a sostegno delle persone in difficoltà soprattutto nella città di Taranto. Mons. Santoro ha raccontato alcune esperienze vissute affianco ai bambini malati di cancro e ai lavoratori dell’Ilva in sciopero, spiegando come sia necessario «lasciarsi ferire dalla vicinanza di chi soffre», sviluppando «la forza di non girare la faccia dall’altra parte» quando si incontra chi è nel bisogno».
I premiati hanno ricevuto come riconoscimento una scultura realizzata da Marco Bartoletti. A condurre la serata è stata Barbara Capponi, giornalista del Tg1, che ha presentato gli imprenditori e ha illustrato al pubblico le loro storie. A fare da intermezzo alle premiazioni, alcuni momenti di spettacolo e intrattenimento, con le esibizioni della Vic Ballet Academy diretta da Hans Camille Vancol e Anat Weinberger. Il coordinamento artistico è stato curato da Paolo Valerio.
Di seguito tutte le personalità che sono state premiate:
Claudio Papa, imprenditore
Dolceamaro
Il premio a Claudio Papa è il riconoscimento al lavoro come espressione di passione e rispetto per le persone. Prodotti certificati di alta qualità e l’attenzione costante alla sostenibilità ambientale sono il risultato delle relazioni positive che l’imprenditore ha saputo costruire con i dipendenti, i collaboratori ed i clienti. Dalla capacità di stringere relazioni nasce anche la collaborazione pluriennale con Caritas Roma, insieme per rispondere a bisogni concreti e diffondere il valore della solidarietà.
Al momento di ritirare il premio, con grandissima emozione, Papa ha voluto dedicare il riconoscimento al socio e amico «Emanuele, 49 anni, venuto a mancare improvvisamente lo scorso lunedì».
Tarcisio Verdari, segretario nazionale
Noi Associazione
Il premio a Tarcisio Verdari è il riconoscimento all’impegno silenzioso e umile di chi ha saputo andare oltre il ruolo di supporto amministrativo ai circoli NOI per aiutare i volontari a cogliere il senso del loro operare: fare degli oratori i luoghi dove si impara il senso della gratuità, dell’impegno, della responsabilità e della relazione, e non solo spazi da gestire per far trascorrere il tempo a bambini e ragazzi.
Alla domanda su come coinvolgere le nuove generazioni Verdari ha risposto: «I ragazzi di oggi sono uguali a quelli di ieri: se li metti in piazza con un pallone si mettono a giocare. Noi non dobbiamo fare altro che accoglierli con immensa dolcezza e disponibilità».
Prof. Franco Pannuti, fondatore e presidente onorario
Fondazione Ant – Assistenza Nazionale Tumori
Il premio al prof. Pannuti è il riconoscimento all’uomo e al medico che ha saputo essere luce nel buio di coloro che ama chiamare sofferenti e ha contagiato di questa luce collaboratori e sconosciuti, che oggi insieme a lui assistono oltre 10.000 persone, promuovendo il concetto di Eubiosia: la dignità della vita dal primo all’ultimo respiro.
A ritirare il premio, la figlia Raffaella Pannuti, che ha spiegato: «Guardando la gratitudine negli occhi di tutte le persone malate che assistiamo e quella dei loro familiari troviamo la forza per andare avanti con la nostra opera di cura, prevenzione e ricerca».
Diana Venturato, amministratrice
Samo s.p.a.
Il Gruppo Samo rappresenta una realtà dal respiro internazionale, leader nelle soluzioni doccia, nata 50 anni fa dal sogno di Orvile Venturato che scelse di costruire il primo stabilimento a Bonavigo, un piccolo paese della campagna veronese. Il premio a Diana Venturato che oggi guida un’impresa con oltre 450 dipendenti è il riconoscimento a chi ha portato avanti l’attività con una visione lungimirante, garantendo nel tempo lo sviluppo dell’impresa e la stabilità dell’occupazione. La ricerca continua di un equilibrio tra le esigenze di mercato e il radicamento nel territorio si accompagna ad una crescita culturale e valoriale, di cui l’iniziativa “Porte aperte…all’Arte” e “Oscar …per tutti” sono esempio concreto e condiviso con la comunità. «Crediamo nella valorizzazione del territorio e delle persone» ha spiegato Venturato. «Ci piace fare cose concrete per stare in mezzo alla gente e sensibilizzare i nostri paesi alla solidarietà. Nelle nostre aziende abbiamo coppie di sposi che si sono conosciute lavorando, ragazzi che sono subentrati dopo il pensionamento dei padri, intere famiglie che lavorano con noi, e questo ci rende estremamente orgogliosi».
Flavio Giannetti, imprenditore.
Azienda agricola La valle del sasso
Il premio all’imprenditore Flavio Giannetti dell’azienda agricola “la valle del Sasso” è il riconoscimento all’uomo che rende ancora possibile produrre col più alto livello di qualità, nel rispetto di due principi fondamentali: il benessere delle persone e la valorizzazione dell’ambiente. Lo scampolo di terra di Toscana dove Giannetti opera è un luogo dove si può assaporare ancora la meravigliosa semplicità della creazione.
«Considero questo lavoro un’autentica vocazione – ha commentato Giannetti –. Anche se la mia scelta di vita non è stata compresa da tutti i miei amici, mi rendo conto quotidianamente che per essere felice non potevo fare altro che questo lavoro».
Lamberto Frescobaldi, presidente
Marchesi Frescobaldi
La famiglia Frescobaldi racconta una storia di 700 anni ed è sinonimo del vino di prestigio in Toscana e nel mondo. Il premio a Lamberto Frescobaldi, che oggi è alla guida del Gruppo, è il riconoscimento in particolare al progetto “L’isola che non c’è” . Nell’isola di Gorgona, la più piccola dell’arcipelago Toscano e sede di una colonia penale all’aperto, nasce, in collaborazione con l’istituto di pena dell’isola, un vino biologico di qualità prodotto dai detenuti. Seguiti da agronomi e enologi Frescobaldi i detenuti gestiscono i vigneti e acquisiscono una professionalità spendibile in futuro e che faciliterà il loro reinserimento nella società.
Al momento di ritirare il premio Frescobaldi ha illustrato l’utilità del progetto sull’isola di Gorgona: «In Italia la recidiva riguarda l’85% dei detenuti, percentuale che crolla al 15% se sono inseriti in un percorso lavorativo. Queste persone sono ai margini della società, ci impegniamo per fare in modo che non tornino a delinquere».
Filippo Liverini, imprenditore
Mangimi Liverini
Con la produzione di alimenti zootecnici che soddisfano i più alti standard di qualità in ogni fase della loro realizzazione, il riconoscimento a Filippo Liverini è espressione, non solo dell’imprenditore capace di stare sul mercato (non ha mai chiuso con un bilancio in rosso), ma del suo essere punto di riferimento di un’intera comunità, sia per quanto riguarda l’occupazione sia per l’attenzione allo sviluppo della collettività, in particolare sostenendo lo sport che impegna i ragazzi in modo sano e costruttivo e costituisce un forte deterrente alle forme di devianza giovanile del territorio.
«Consideriamo i nostri 25 dipendenti come dei collaboratori – ha spiegato Liverini al momento della premiazione – offriamo loro una spalla e un appoggio in caso di bisogno. La loro gratitudine si riflette nell’impegno che quotidianamente mettono nel loro lavoro, che poi ha ricadute positive sull’intera cittadinanza».
Lidia Borzì, presidente
Acli Roma
Il premio a Lidia Borzì è il riconoscimento ad una donna che ha saputo guardare alle povertà di una città complessa come Roma Capitale e che ha deciso di impegnarsi in prima persona. Con determinazione e pazienza ha costruito una rete di relazioni e collaborazioni tra associazioni che oggi sono capaci di lavorare insieme per rispondere ai bisogni vecchi e nuovi della città. Una presidente che ha riportato le Acli alla loro missione originaria, con soluzioni che nascono dall’ascolto della realtà che la circonda, alla quale risponde con la creatività del cuore e l’impegno che si alimenta con i valori che la muovono.
«Il pane è un alimento semplice, ma non è un semplice alimento» è la frase che racchiude il senso del proprio lavoro secondo Borzì, che ha poi concluso dedicando il premio a tutti i collaboratori e agli ultimi da loro assistiti.
Roberto Baldo, presidente
Federsolidarità Veneto
Il Premio a Roberto Baldo è il riconoscimento all’uomo che ha saputo operare con costanza e dedizione in favore delle persone in difficoltà, attivando servizi educativi, riabilitativi, residenziali ed occupazionali, promuovendo il collocamento lavorativo delle persone svantaggiate e sostenendo la cultura dell’accoglienza, dell’inclusione e della solidarietà. «La nostra idea – ha spiegato Baldo – è quella di un’economia diversa, che metta al centro la persona, perché in Italia purtroppo manca ancora una vera cultura dell’inclusione».
Erasmo Figini, fondatore
Fondazione Cometa
Il premio a Erasmo Figini è il riconoscimento a chi ha avuto il coraggio di rispondere ad una chiamata più grande: quella di donare il calore di una famiglia ed un percorso formativo che offre un futuro a bambini e ragazzi ai quali era stato negato.
Figini ha raccontato come 28 anni fa l’aver ospitato un bambino di soli 5 anni, orfano e malato di Aids sia stata «la prima accoglienza che ci ha aperti all’accoglienza. Da lì ho capito che anche i figli naturali ci sono dati solamente in affido».