Furlan apre all’industria 4.0: essere competitivi per la qualità e non per i tagli al lavoro

  26 NOVEMBRE 2016
Furlan apre all’industria 4.0: essere competitivi per la qualità e non per i tagli al lavoro

«Un paese che rimane indietro avrà problemi seri in futuro». Con queste parole Anna Maria Furlan, segretario generale della Cisl, apre alla Rivoluzione 4.0. La Furlan, intervenuta ieri nel dibattito “L’azienda 4.0: con l’innovazione cambia il lavoro e il rapporto tra imprenditori e lavoratori”, organizzato nella sede dell’azienda Padrollo di San Bonifacio (Verona), all’interno del VI Festival DSC, ha ribadito la necessità di investire perché «chi non investe non è competitivo sulla qualità. E’ necessario essere competitivi grazie alla qualità e non per i tagli sul costo del lavoro». Ricerca e innovazione sono, secondo la Furlan, i due capisaldi per garantire qualità dei prodotti e delle aziende, con conseguenti ricadute anche sul mercato del lavoro.

«L’applicazione delle nuove tecnologie metterà al centro il lavoratore?» è la domanda che il segretario ha rivolto alla platea. E ha chiarito «se sarà così, anche il sindacato cambierà», ribadendo quindi l’impossibilità di rimanere estranei al cambiamento portato dalla rivoluzione 4.0 e la necessità di adeguarsi ad esso. In conclusione la Furlan si è soffermata anche sull’importanza della formazione, step indispensabile per poter parlare di innovazione, sottolineando il grande valore dell’alternanza scuola – lavoro che, dati alla mano, diminuisce il precariato e a aumenta la produttività. «Oggi ci vogliono più aziende che investono sull’alternanza. Basta simulazioni, ma esperienze vere: la cultura diventa lavoro e viceversa».

Temi di grande attualità quelli affrontati ieri all’interno della fabbrica e tra gli operai dell’azienda, proprio perché il tema scelto per il VI festival della DSC è “In mezzo alla gente”. Anche Giulio Pedrollo, vicepresidente di Confindustria, che ha ospitato il dibattito all’interno della propria azienda, si è detto convintissimo sulla necessità di innovare: «L’azienda 4.0 è la medicina per le aziende italiane. Non sappiamo sfruttare il marchio made in Italy e abbiamo problemi di contraffazione. La tecnologia 4.0 aiuterà a combattere sia la contraffazione e che la corruzione». Il suggerimento di Pedrollo è quello di investire nei Computer Center che si occuperanno della ricerca di soluzioni 4.0 «perché in Italia rimane un gap culturale da superare se si parla di information tecnology».

Altro aspetto su cui punterebbe l’imprenditore è la digital innovation hub che permetterà di guidare le aziende nella trasformazione 4.0, senza perdere posti di lavoro « purché gli imprenditori siano disposti a formarsi dal momento che le scelte spetteranno sempre all’uomo, anche in ambito tecnologico». Sulla stessa lunghezza d’onda S.E. Mons. Mario Toso, intervenuto nel dibattito, che ha evidenziato come «Al centro debba restare la persona: nonostante la rivoluzione industriale 4.0, ci vuole la partecipazione del lavoratore nei processi produttivi». Alla tavola rotonda ha partecipato anche Massimo Castellani, segretario Cisl di Verona, che definito l’incontro di ieri «Una tappa importante di un percorso che sindacato e impresa hanno costruito insieme».

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